I sogni sono realtà irreali che incrociano sonorità non sempre note. La loro sequenza è legata a tre eventi: madre-padre-figlio.
Nella prima vi è l’unione sempiterna che si sposa nel padre.
Nella seconda vi è l’unione subalterna che vive di rimessa (funzionalità espansa col diritto d’intercedere e di essere posseduti).
Nella terza vi è l’usucapione simbolica ove è possibile una translitterazione materiale del possesso. In questo frammento di spazio atipico il soggetto è in grado con lo spirito di elevarsi tra i meccanismi magnetici sensoriali per regolare gli afflussi.
Tutto ciò nello stato naturale dei sogni, ossia quando non sono manipolati da scienza assassina o derivati degradabili alle realtà attuali di molti presenti.
Qualora il sognatore pervenisse al comando totale dei sogni non esisterebbe più il sogno.
Qualora il sogno permettesse al sognatore di chiudere l’occhio si avvicinerebbe la percezione dell’impossibile all’umana soglia reattiva del reale tempo dei tempi.
In fase di coscienza non attiva il sogno consente un parziale accomodamento nei due tempi ove, procedendo in essi, vi si stabilizza per una frazione di secondo (binomio di presente, ovvero prima nel dopo) lasciandosi permeare dall’eternità (utopistica ragione definibile, ancor’oggi, come accesso insostanziale al futuro nel costante presente: non solo immateriale).
Dunque, chi perviene alla fame del tempo (potenzialmente sono strutturati per essa tutti gli esseri umani) può considerarsi un eletto e avvicinarsi al genitore dei tempi destando il moto non apparente di colui il quale è chiamato a realizzare il più fecondo dei sogni: sorridere alla vita e ai suoi sogni prima di avviarsi alla macina digestiva del moto perpetuo attuale dell’istante ad ogni ‘risveglio’.
All’inizio del XX secolo pregevoli progressi nel settore della scienza umana hanno avallato ipotesi e lettur relative alle fasi evolutive-reattive del sistema sogno.
Tra i principali fautori compare la personalità Freudiana, tuttavia ritengo che Freud, come tanti altri, si siano limitati ad un metodo d’indagine traduttivo del sogno con modesto raggio d’azione definendolo pressappoco all’infanzia dei soggetti sognanti ed alla loro relativa fase sessuale.
Secondo il mio umile parere il sogno, nella gran parte dei casi, non è un segnale retroattivo, non sempre è passivo né può essere sempre umanamente gestibile e/o traducibile.
Il sogno infine, per chi riesce ad inoltrarsi nella gematria, è la veggenza del soggetto in uno stato di sonno protratto alla dopo fase rem.
La dimensione stabilita per i sogni è sacra, ed è pari a quella che viene vissuta da svegli.
Di conseguenza, calpestare l’una o l’altra equivale a commettere un reato contro l’umanità.
– 2007 –