«Egli non era la luce, ma doveva render testimonianza alla luce.» (Gv 1, 8)
L’attesa, misteriosa tra le sostanze
che smuove l’attimo concependone la prova,
il silenzio, il dolore.
Specie manifesta sin dalla creazione,
assembra delle future gioie genetiche mutazioni,
brillando speranze.
Di massivo moto e di comprovata essenza
non solo all’esistere umano fu data in pegno,
divaricatrice di tempo.
Per quanti l’hanno accolta in genio
e grazia e pace e terra sarà la loro ricompensa,
spazio colmo di modestia.
Coloro che l’hanno sempre disprezzata
rendendola reietta e scabrosa per interesse losco,
otterranno la sua completezza.
Tutto e tutti hanno già ricevuto ed uno e cento
per la generazione che deriva dall’inerzia,
figlia seconda della presenza.
Come un fiume che a sprazzi vanga la valle
sarà considerata l’arco teso del vento,
la vera foce materna.
Sicché l’uomo possa insegnare al figlio che verrà,
in merito alla condizione degli elementi,
la sfera principe dei proverbi.
“La luce fa luce non dove fu luce.
Tuttavia, figliolo, non cercarla mai altrove.”
(04/04/2020)