È compiuto. È l’atto della creazione più grande. Agli occhi degli uomini non è dato comprendere. Nemmeno agli angeli. Tutto diviene caduco dinanzi alla vita, al suo autore che, mai mosso dal seno del padre, si è mostrato come noi, tra noi. Eppure egli ci sostiene, ci detiene, ci contiene. È per appacificare la potenza che lo sostiene, che lo detiene, che lo contiene, che va insufflando cieli col suo innamorato bacio che sgovernerà tutta la terra. La parola. Dinanzi ad essa è posto l’uomo e il tempo. Quanta provvisorietà. Come una donna presa dal suo travaglio, per la compassione, la parola smuove le viscere all’Eterno. E col suo soffio dona salvezza, attraverso la luce che lo addimora, a una creante creatura, tutta ancora da creare, in ordinamento escatologico. Gli è parso bene. Gli è parso bene darsi per l’uomo perfino un nome. Il Verbo, la fonte della Vita, che non può essere astretta da alcuna creatura, si è fatta carne per l’uomo. Questo è il principio, la verità con la quale l’Eterno vuol farsi intendere dagli uomini nell’amore, poiché comprenderlo non è dato nemmeno agli angeli. L’amore. Questo intendersi di petto in petto, da provvisorio a eterno, in cuore al cuore. Sì. Non c’è atto di creazione più grande. È compiuto. E la domenica, la domenica si veste dei beati cuori del suo Spirito.
Alleluia.
(13/04/2025)