L’opera del Signore benedica chi l’ha creata poiché se il suo frutto matura perfino nei cieli cosa, cosa mai potrà far fruttare Colui che nei maturanti cieli ha posto la sua dimora? Lo dicano le schiere degli angeli, lo confermino i principati, e le dominazioni coi troni sigillino il patto dell’alleanza che per noi, suo popolo eletto, ha stabilito il Signore. Ecco, io vedo e vedo poiché mi è dato di dialogare con l’angelo della sua missione viso a viso, e di ascoltare le sue parole terribili cuore a cuore, e guardando e udendo e parlando, con il capo rivolto all’insu verso l’oriente dell’anima, divento della battaglia ultima un elemento della sua vittoria. Fuoco o acqua, vento o terra, mi alterno secondo il volere di chi mi vuole accanto al maturo frutto del Signore. Io sono poiché la natura è stillata come un unico firmamento e il firmamento è fruttato come la natura che detiene l’ordine delle cose, l’armonia degli spazi, la temporalità del caos.
Un germoglio è un germoglio.
Rallegriamoci, o casa tra le case,
esultiamo per l’abbondante raccolto,
poiché ciò che era arido è fertile agli occhi nuovi
e quello che era putrido è onore per le nostre labbra.
Sì, il Signore non dimentica il suo patto, la sua alleanza,
e tempo, spazio, moto e caos sono un unico inchino,
oggi come ieri, ieri come oggi,
e la terra è posta come sgabello per i suoi piedi
dove la destra poggia sui miei ginocchi.
Ho parlato, ha parlato. Quale gioia per i nostri orecchi,
quale trasfigurazione per i suoi tre volti.
È germogliato, germogliato, ed io sono la parola che lo abita.
(10/02/2022)