Elìa e la vedova di Zarepta di Sidone
Pigolavano le rondini per il distacco dal materno letto e una donna, senza mietere lacrime, donava il figlio alla sua vita condonando a se stessa ogni egemonia di prosperità e pace, inconsapevole di essere oggetto e soggetto di una volontà non rinviabile e di configurarsi, di lì a poco, come la grande incarnazione della speranza, della fede, della carità, attributi indissolubili che rendono l’umanità dell’essere fonte di primigenia beltà innanzi alla stessa esaltazione della natura.
Lei fu l’ennesima chiamata per l’uomo profeta che avanti al torrente in secca per la siccità, per la carestia dovuta alla rovinosa mancanza di pioggia, non aveva più i corvi che a mattina e a sera portavano il necessario per il sostentamento quotidiano, così come promesso dal Padre.
Colui che funse da Ministro Celeste non fu dimenticato.
Fu mandato da colei che nulla possedeva se non una piccola porzione di farina e una mistura d’olio. Ed un figlio, lo stesso che poco dopo sarebbe stato avvolto dal mantello dell’uomo profeta e sarebbe rinato, segno solitario in quella regione dimenticata, prodigio dei più alti attraverso il quale, secoli dopo, il Figlio dell’uomo avrebbe profetizzato contro gli ipocriti del suo tempo assieme al segno di Giona.
La donna e madre, sotto l’azione della misericordia, tutto diede. Come la vedova che, secoli dopo, avrebbe gettato coi suoi due spiccioli nel tesoro del tempio più di tutti i ricchi. Il necessario per vivere ancora un giorno. Due focacce che mai si spenserò per il giuramento fatto dal Padre all’uomo profeta accolto dalla donna, madre e vedova, appieno.
Ecco. Questo è un altro segno per questa generazione affinché si redima grazie alla azione misericordiosa della fede, grazie all’azione misericordiosa della speranza e grazie all’azione misericordiosa della carità. Tre irrinunciabili favori donati dal nostro Signore attraverso l’azione dello Spirito suo il quale mai potrebbe mancare nei poveri, i cosiddetti beati.
Indubitabilmente, tuttavia, dei tre attributi la carità è l’opera più elevata che l’uomo possa esercitare verso un altro. Essa infatti è benigna, tutto può e soprattutto mai si vanta.
Che l’obolo della vedova non manchi mai sulle nostre tavole.
(09/06/2020)