Esortazione, consolazione, benedizione
Fratelli miei, sorelle mie, madri,
perché mai lasciare inconcluso quel principio di armonia, fonte di ogni serenità nella pace, avvantaggiando l’inquieto vivere che nei vostri cuori da tempo albeggia, tormentandovi vicendevolmente per l’inasprimento dell’anima? Ora, perché sappiate discernere ciò che è bene da ciò che è male, quel che umana rende una condotta imperfetta da ciò che la rende partecipe delle virtù e feconda, è a voi giunto il sapere della consolazione che riempiendo ogni facoltà non solo di parte intellettiva, e risparmiando gli avvizzimenti derivanti dalla usucapione improvvida della carne, vuole abitare nelle vostre dimore principali e non in quelle abituali, ove la devianza purtroppo abbonda poiché chi vaga da una stanza all’altra finisce sempre coll’avere fame. Consentitemi dunque tale metafora per meglio suggerirvi come lo spirito benedetto osa nel vostro osare per ottenere la sua grazia non solo di natura temporale, dunque presente e onnipresente, e di quanti doni esso, vostro consolatore in terra e più potente avvocato, può riempire l’essere che in voi circonda tutto e aleggia, e vuole per l’appunto essere circondato dal vostro nuovo esistere. È il momento di strappare anche con veemenza l’abito vecchio, recarsi dal sarto fidato, l’unico, per vestirsi nel nuovo e calzare sandali lungimiranti con i quali attraversare, non più scalzi, terre non più nemiche, infruttuose. Ed è così che parlando con baci innocenti saprete scorgere all’orizzonte del lieto mattino stelle andare innamorate a due a due, verso ognuno di voi, cosicché la promessa vi guidi nella luce eterna. Fratelli miei, sorelle mie, madri, abbondi sul vostro capo una pioggia di benedizioni e come una vite fruttifichi l’amore.
(27/01/2022)