Esulta, o stella. Da sterile che eri partorirai sette volte

Mi sono adirato con te per tutti i tuoi tradimenti, per le tue irriguardose devianze e per i tuoi orribili misfatti con i quali, macchiando le tue già sporche mani, hai disonorato il mio nome aggiungendo al dolore ombre, ombre al dolore. Poi le luci prime del giorno sono ricomparse, annunciate dal canto insaziabile dei migranti usignoli, e il mio volto, che per un po’ ti avevo nascosto assieme a quel sentimento che per tutta la tua gioventù ti ha accompagnato, si è trasfigurato dinanzi al tuo cuore impoverito nel sorriso e lacerato dai rimorsi, e così ho lavato il tuo nudo corpo con il mio perdono, coprendo il tuo pianto con il bacio nuovo dell’alleanza. Oh quanto è ritornato dolce al palato della mia anima il sapore delle tue lacrime germinate dalla commozione: trasceso nel suono più delicato proveniente dal tempo inumidito della tua voce ho giurato sul mio stesso nome. Esulta dunque, o stella, ché sul mio monte più alto ti ho collocata per dare luce alle genti, per indicare la via a chi desidera incontrarmi. Da sterile che eri diventata partorirai sette volte. Per te rinnoverò la potenza della mia alleanza con la tua discendenza che sarà numerosa quanto la sabbia che provvede al mare, e che sarà grande innanzi ad ogni popolo e nazione. Non sarai abbandonata mai più. Ecco, la lucciola geme, la notte è trascorsa sul tuo petto aggraziato nel sacrificio dell’alba. Vieni adesso, lascia che il mio braccio sia tuo riparo sempre, amore, tu che per sempre sarai la prescelta, la promessa più fertile, la mia sposa.

(17/12/2021)