“Io vivo
Tu vivi
Egli vive
Noi viviamo
Voi vivete
Essi vivono
Che mai d’un soggetto
sopravvivente al Verbo
vi fu’n terra l’ombra
e nemmai l’imperfetto
subesisterà al futuro
È”
(2007)
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Lo spazio-tempo, in derivate misure sequenziate dalla durata, trovando l’allocazione sua unitaria nella ininterrotta pausa, è generato dal suono divenente che previene il divenire stesso del suono, della pausa, della durata, del tempo e dello spazio, dimodoché (il suono divenuto) nel suo pervenire al tutto nullifichi l’imperfezione dotata nell’immateriale materia pur d’ingravidarsi dell’armonia, sì da realizzare nell’infinita sua dimensione – prima e ultima, periodica – l’intramezzo generazionale di ogni luce al fine caotico di superare la complessità dell’essere nel distinguo suo, indi della nuclearizzante monade, semplificandone l’identità, altrimenti intraducibile, concepita d’assoluto. È. L’effetto che scatena la sua propria causa di eterno-espanso. Il verbo è.
(17/10/2024)