Non ancora sgorgata
è la tua parola
che già m’illumina il cuore.
Fonte sempre nuova
del mio esisterti,
abbrividiscono i miei anni
dinanzi alla conoscenza,
al sapore mai ultimo
della tua purezza.
Come potrò
insaldare i miei passi
per seguire fedelmente
la sua via?
Insegnami il tuo volere.
Oh, scultore delle anime!
Fa di me un tuo strumento,
la tua pietra d’angolo,
affinché possa gioire in te
quando,
a compiuto lavoro,
potrò degnamente magnificarti.
Per quanto prossimo
al giorno ignoto,
alla infinitezza dei suoi primevi
e immarcescibili decreti,
sono esposto acerbamente
alla recrudescenza
degli umani limiti.
Ne sono felice.
Ne sono felice
perché anche questo
è il modo tuo d’amarmi,
ed io lascio che l’anima mia
s’inebri della tua passione,
dei tuoi atti delicati e paterni,
preparandola alle nozze
col suo amato re.
Gioia.
Mia è la tua dolcezza,
mia la sua vittoria.
E adesso che con lo spirito
sono ravvicinato, oramai,
al tuo volto,
avverto che la mia sostanza
è solo tua
e che la tua sarà anche mia.
I passi.
Ho intrapreso
il principio di quel viaggio
al quale tu mi hai chiamato.
E i miei passi, adesso,
ascoltano la tua voce
e vanno veloci
verso chi mi corre incontro.
Ecco sgorgare la tua parola.
Un preludio di comune esistenza
il quale lascia il mio cuore
divenire fonte sempre nuova
del mio superno amarti
e del tuo supremo esistermi.
Tu ed io.
Tu che mi hai desiderato
e conservato
come pupilla dei tuoi occhi,
fin nel seno dell’aurora.
Ed io
che prima di conoscere
il petto di mia madre
già ti amavo di quel fertile amore,
nel sussulto primo e ultimo
di ogni mia parola,
la tua.
(21/06/2024)