Farò di questo secolo il mio giubilare canto di battaglia
Udiste il pianto disperato
delle donne e degli uomini,
dei bambini e degli anziani,
nella triste veglia dei monti:
il disprezzo verso la loro vita
dimorava presso i vostri
disinvolti pensieri,
ad abortita anima.
Il tempo della mietitura è trascorso
e il raccolto è avanzato.
Avanzato come il passo del bisonte,
come il volo del falco.
Non lascerò che i figli
ed i figli dei miei figli
conoscano altre infamie
condotte a termine
dalla codardia di altri uomini.
Metterò il nemico
sul patibolo della vergogna
e lo mutilerò dei suoi affetti più cari
stringendogli al collo
l’armatura del suo unico rimpianto:
la voce del suo pensiero disinvolto
che aleggerà sui suoi rimorsi
deflagrando un’identità da rinnovare
con la derisione della morte.
O madri,
violentate sin dentro il concetto della vita,
avete dato al mondo carne e sangue,
esistenza e orrore.
Il vostro disperato pianto
ha conosciuto l’atroce compassione
che stimola
l’estensione tutta della creazione.
E come un seme
esso ha generato l’ira della mia fedeltà,
io che sono anzitutto misericordia e amore.
Allargherete ancora le braccia
per stringere le vostre creature
che ho accompagnato,
una ad una,
nella pausa di ogni inquietudine,
lontano da ogni dolore.
E tutto questo è avvenuto
non per i vostri lutti,
non per le vostre preci,
non per i vostri lamenti.
No.
Tutto questo è avvenuto
soltanto per il mio nome.
Ecco. I capi delle nazioni dubitano,
discreditano, opprimono,
nella loro indegna malevolenza,
pur di non testimoniare
i loro errori
con l’ausilio della verità
che quotidianamente
gli è posta dinanzi.
Giunga loro il monito,
l’ennesimo,
afferente alla dignità dei popoli.
Chi ha molto rappresentato,
ancor più sarà rappresentato da me
nella mia di giustizia.
E chi ha governato per la violenza,
per la violenza
sovrabbonderà su di lui
la mia condanna.
Il tempo della mietitura è trascorso
e il raccolto è avanzato.
Un pianto si ode,
accanto e tutt’intorno ai vostri pensieri,
nella triste veglia dei monti.
Farò del cuore di questo secolo
il mio giubilare canto di battaglia
poiché con la mia parola
io sto già giudicando
e chi dev’essere consolato
per l’ereditata vita
appartiene da sempre al mio futuro,
al mio presente e al mio passato.
Coloro che hanno orecchi per intendere
e intelletto per udire
ascoltassero pure, adesso, intendendo.
A voce silenziata.
(12/08/2022)