Ferva il distacco
ed il giorno poi:
ammansita nel viceversa
dell’altro nell’uno
in me la materia si dilegua
per la slabbratura dei tempi,
dei successivi e dei contrari.
E immersione.
Sillabe costrette alla permeazione dell’inespresso,
ambienti di una parola drenanti la fuggevole interpretazione
delle orbite stese nelle miniere inevase delle potenze dell’aria,
abbandonano le distrazioni dei flussi dimensionali,
evocate dalle furenti geometrie caotiche ed esasperate,
avvolgendo l’insieme dello sconfinamento verbale
nelle inspirazioni graduali che invigoriscono l’ossigeno,
la chimica esuberante libera da ogni nostalgia dei controlli,
per innervarsi alla scomparsa di un’anima replicata
sospesa nella razionalità della sua implosa genesi.