“Venni al mondo per la più grande Cerimonia dell’Amore, lì dove bestie da soma mi scaldarono nel breve canto dei pastori.
Oh! Giovanissima Madre. Dapprima il braccio destro mi fasciasti e poi l’esile mio corpo, nella mangiatoia di un paesino dimenticato, Betlemme.
Nel mio cuore celavo la gioia e la Paterna Presenza, quella stessa gioia e quella stessa Presenza che in Principio serbai per Te, Amatissima Madre, Regina della Pace e Stella di tutti i Tempi.
Crebbi per accendere un Fuoco e per portare una Spada. Dopo aver attirato tutti a me, dal centro di una Croce, amai tanto il Tuo preziosissimo dolore da donarti l’umanità intera.
La mia terrena memoria è nel Tuo pianto innevato al quale mi stringo, nelle complessità millenarie, per rendere carne all’eterno sigillo sul Tuo Purissimo Cuore. Tu che Afflato di Luce sei, di Lode in Lode.
Fiat. Fiat.” *
*: È questo il sunto, volgare, del nucleo del messaggio che un misero amanuense tentò di decriptare: ciò che di Divino era quasi appieno indecifrabile.
(19/12/2014)