Fiorirà mandorlo nel deserto



Ascoltatemi nazioni,
porgete l’udito a me voi popoli tutti.
Perché l’afflizione che questo mondo
ha installato nel vostro cuore
io la tramuterò presto in gioia,
questo mondo che a molti
nemmeno appartiene.
Gioia piena e letizia,
gaudio e compiacimento
nella legge dell’Altissimo
la quale precede
ogni giubilo umano
per le opere tutte del Signore.
Farò germogliare
nell’aridità dei petti di molti
fiumi di speranza,
acqua viva che sgorgherà
dalla sterpaglia delle anime
per dissetare i corpi,
quasi avvinti,
degli orfani e delle vedove,
dei poveri e degli oppressi,
dei denudati e dei violentati.
Prima, però,
darò compimento alle mie promesse:
farò uscire dalla terra devastata
gli ammazzati, i trucidati,
i miei figli
che non hanno nemmeno conosciuto
la dignità di una giusta sepoltura.
I sepolcri, poi, spalancheranno,
subito dopo, i loro frontali
e col soffio delle mie narici
sposterò le loro pietre,
quelle pietre che hanno dato poco,
fin troppo poco scandalo
e gli uomini si batteranno il petto
quando vedranno i morti
uscire da quelle tombe
lodando il mio nome
resuscitati a vita nuova.
Ai leoni strapperò le zanne
e agli avvoltoi taglierò le ali,
gli sciacalli si morderanno l’un l’altro
e saranno bruto pasto per le carogne
di un deserto ormai preda dei serpenti.
In quel tempo spunterà
in tanta desolata terra,
ove la siccità e la carestia dei valori umani
hanno macellato quasi del tutto
la carità e la misericordia,
un mio virgulto
che sarà preceduto
dalla mia nuova parola,
la stessa che anima da sempre
la mia voce.
Fiorirà mandorlo nel deserto,
in quella terra in cui
le lacrime dei popoli
mai si sono assopite,
placate ma,
anzi, hanno trovato
il loro muro di supplizio e di sevizia.
All’ombra dei suoi rami
troveranno riparo
gli amati dal Signore,
i reietti dalle nazioni,
e i lapidati nel corpo e nello spirito
da quei popoli che stanno per ricevere
la loro giusta mercede
per le loro azioni
e di questo tempo e di altri tempi.
Come un bambino
che ritrova i suoi giochi
e la felicità per i suoi sogni
rinnovati e mai spenti
così sarà per te,
o resto del mio popolo,
spicchio di ciò che un tempo
era la mia amata nazione.
Conoscerai la carezza di una madre
che credevi persa,
l’abbraccio di un padre
che credevi morto.
Succhierai al seno di una luce
che non hai mai veduto prima
ed il suo latte non si confonderà
né con il fiele né con il miele
poiché il suo sapore
avrà il sapore dei miei baci,
ed in quei baci
io ti porterò nelle stanze del mio cuore
dove ad attenderti
ci sarà il tuo anello nuziale
e il tuo nuovo vestito.
Ecco.
Il mio virgulto
sarà un prodigio per tutte le nazioni
e per tutti i popoli.
Egli giudicherà con rettitudine
e giustificherà i giusti,
maledicendo per sempre i malvagi
e condannandoli ad una fine empia,
degna delle atrocità commesse.
La sua destra farà tremare i popoli
che per lo spavento
si prostreranno nella polvere.
E allora tutti ricorderanno
che sono germi della terra
e in essa puri o impuri rientreranno,
come le bestie al tempo dell’arca,
a due a due.
Io busso.
Lui è la porta.
Io lo precedo.
Lui ascolta soltanto la mia parola,
poiché è la sua.
E la sua vittoria è la mia vittoria,
e la mia vittoria è la sua gioia.
Giubilate cieli
e tremi ultima la terra
perché la vergine ha partorito
il mio primo ed ultimo prodigio
e finalmente sotto i suoi piedi
umiliata e calpestata è la bestia,
quella stessa bestia
che ha sorpreso il mondo
in ogni tempo
e che ha accusato i figli dei miei figli
e i padri dei loro padri
per rendere veleno
alle anime dei giusti
e morte a quelle degli empi.
Consola, consola il mio popolo
tu che la buona notizia
rechi al popolo mio,
l’amato,
e che percorri tutta la terra
con la mia voce affilata
di verità e di vita,
la voce mia di pace e di salvezza.

(06/04/2022)