Consumato tra i facinorosi avvenimenti che scuotono un mondo fin troppo ostaggio dei suoi violati, travalicati limiti, non più l’uomo in me consiste ma la parola, una e trina, come prosecuzione della vita. Mi hai concesso giorni. Sì. Giorni mi hai concesso. Oh essere, nel cui battito vitale dimora il divino respiro, ecco che tu componi luci nuove, albe equidistanti, lasciando germogliare il tuo virgulto su queste labbra morenti a cielo a cielo per amore del tuo amore, nel nome del tuo nome. E come acqua unta dal tuo insaziabile lampo io, dal tuo spirito cibato, rifletterò ciò che avviverà la terra in diorami di purezza, fiorito di tempi, nel principio che ti vuole immenso, infinito e padre, figlio mio, per la gloria dell’eterno.
(16/01/2023)