Fraintendimenti poco chiari tra gli assemblaggi di retrograde opinioni insidiano per egual interesse epocale il guazzabuglio super partes – asfissiato da impalchi di vetro e reso immune dall’antidoto extraterritoriale – sulle bocche dall’avida parlata, dove l’accento progressivo detiene il primato di un dialetto sempre più oriundo e dal tratto statico. Intanto, nell’unico hangar chiuso agli onori dell’entourage, lontano dalla rissa e dalla fiamma, scevra da ogni diktat plateale una vedova nera intesse sulla fragilità elettiva della memoria omnidirezionale la sua tela inammissibile per coniugarsi alla simbolica marcia del fragore omertoso, implacabile. Essa calpesterà la finzione colossale dalla duplice faccia, metamorfizzata in scetticismo da mercato, con una sterile testimonianza per condonare alla transeunte morte difensiva l’artificio sapiens di ogni animale.
(22/01/2022)