Giobbe

(Gb 1, 1-22)

“Nudo uscii dal seno di mia madre,

e nudo vi ritornerò.

Il Signore ha dato, il Signore ha tolto,

sia benedetto il nome del Signore!”

Uno ad uno i miei beni, i miei amati, tutto svanì e finì.

Oh andirivieni della vita, oh apostasia della mia sorte, come per incanto, il più terrifico, m’abbandonai nel mio sudario e sul mio capo rasato solo cenere indossai, oltre che un sacco a ricoprire un corpo svilito e dall’imparagonabile dramma colto. C’era qualcosa che sfuggiva al mio intelletto, alla mia sapienza, all’anima stessa e l’irreprensibilità con la quale avevo amato e tutto il mio bene costruito rimase sospesa.
Inconsapevole della prova cui ero stato investito mi gettai nelle radici della terra e quando fui abbandonato perfino da chi, sola, m’era di fianco rimasta non tentennai e con la forza di sorella pazienza ebbi a cominciare il mio più grande duello. Non la morte venne a salvarmi bensì l’estremità del dolore, con satana che tentava Dio ed il Signore provava me. Un’infinita battaglia durata mesi forse o neanche un secondo. A nessuno fu dato di sapere tutto questo. Tantomeno a me.

(25/06/2020)