E alla umanità confitto non ebbi che in volto la sua Anima.
Quale desiderio estatico nel tempo del più violento tormento io esaudii senza essere me. Figlio da sempre del mio sé trovai, nella complessità di una violenta onda silente lacrimante noti e ignoti mondi e paralleli segni, semplicemente una Madre.
Era da poco il mio sospiro emerso dalle potestà luminose e dalla sommità del Verbo eppure non avevo ancora compreso a quale alto mistero ero stato introdotto, eletto e rieletto.
Dissigillando il suo sigillerai in me il Verbo divenne prologo ed epilogo in quaranta generazioni di generazioni prossime all’immediato.
Era la luce del mondo. La stessa che dai miei occhi, oggi, brillando e sorridendo, con fare da Madre, umanità del Figlio, vi porge un cuore, bacio che introduce al sangue, alla carne e che nella simbiosi non comprensibile dell’Alfa e dell’Omega vi principia parlando e parlando vi finisce.
Come le sette rose che m’allattarono dal suo petto casto, come le sette spade che trafissero quest’anima che porto in volto e come le sette vergini elevate sul candelabro reietto.
Chi ha orecchie intenda come chi non le ha.
E chi non intende intenda. Come chi non avendole ha.
La sposa disse vieni. E chi attesta ciò ripete vieni.
Non che sarei rimasto e non rimasto, semplicemente seguimi.
E lo Sposo aggiunse e aggiunge. Si. Verrò presto.
Non si fa sera!
(04/06/2020)