Goccia sudore novembre
Un tempo la luce fu vita, verità che fu nascosta dagli uomini agli uomini. Gli stessi che circa duemila anni dopo celano la parola di pietra negli occhi del prossimo per iniettarsi colate di fango nelle proprie vene. Goccia sudore novembre, mutilato frutto di una carente vendemmia. E trangugiano gli uomini, l’uno dalla bocca dell’altro trangugiano placche di sangue, come tante bipedi ossa provviste di lingue ferite da un inconosciuto linguaggio. È l’equinozio dei valori disarmati nel paradosso dei diritti assenti. Mentre il mondo nasconde al mondo la vergogna per chi non prova più vergogna, l’ulivo inutilmente parla, urla, si dispera, lì dove il corvo più non vuol fare ritorno. Forse non è stato inviato. O forse più nessuno lo aspetta. E se le volpi hanno perduto il ricordo antico e nuovo per le loro tane trappola, se attorno alle città non si ode più il canto soave degli sposi e non germogliano più giustizia e gioia, letizia e stupore, nel rovinato lutto che tutto circonda splende, ancora di più splende, di luce e di verità il tempo di un tempo che ha reso argenteo il petto e vivo il nido della sua indimenticata tortora.
(31/10/2024)