Che te ne pare?
Dal tuo crocicchio sembra inviolato
anche il ricordo più avverso
e tutto, ormai tutto t’è amaro.
Già si odono voci
che ne sobillano altre
pur di rattoppare con menzogna
l’errore commesso,
il più grande:
infervorarti con meticolosa arroganza
pur di astringere il favore delle genti,
con violenza ineguagliata
e devastante superbia.
Oh, come sono scosse
le tue fondamenta.
Eppure tu,
o sorella della grande sconfitta
dei valori umani
e delle più innocenti intenzioni,
sei vittima del tuo stesso tsunami,
del tuo sisma radiocomandato.
I tuoi alleati fuggono.
Sembrano tanti amanti
che si van nascondendosi
per la vergogna,
la vergogna di essere stati
compartecipi delle tue azioni
fraudolente e malvage.
Ti sei data a loro,
pur di emergere vittoriosa,
fra tutti i tuoi nemici,
a qualsiasi costo,
nella peggiore delle sorti,
mostrando senza pudore alcuno
le tue intimità.
Ed ecco.
Le stesse,
quelle tue fragilità che snudavi
verso coloro che ritenevi amici,
adesso ti opprimono il ventre
mordendo, come tante vipere,
il tuo molle seno
mai stato verginale.
Da accusatrice e da persecutrice
oggi sei l’accusata e la perseguitata.
No.
Tu ancora non comprendi
ciò che i tuoi occhi
han rivelato ai semplici, ai puri di cuore.
E cantano i bambini per le piazze,
cantano una canzone triste,
con un ritornello quasi abbandonato.
Io, oggi,
strappo il legame
che ti tiene stretta alla viltà,
a quest’idolatria perversa
e progressiva che va impossessandosi
del frutto ancora acerbo della vita.
E mentre tu, oggi e domani,
andrai dimostrando le tue ragioni
e nelle tenebre
andrai mescolando ancora
i tuoi intimi propositi
con i più sregolati errori,
per un’ultima volta, io,
al tuo schiaffo depravato,
porgerò la mia guancia,
affinché il monito più grande
per ogni intelletto messo alla prova
sia l’evidenza del perdono rigettato.
Sempre se d’umana ragione
si possa ancora discutere
in questo secolo,
figlio di un millennio randagio,
nel quale anche le bestie più feroci e selvagge
non amano farsi definire
bestie feroci e selvagge.
Ecco.
Nel giorno dalla fame arteriosa
e dell’afa non ancora consumata,
nel giorno in cui troppi ancora
sono coloro che stridulano
i loro errori al vento,
questo vento che dovrebbe
carezzare e non uccidere,
io ho parlato
ed ho divelto i tuoi legami
guancia dentro guancia.
E adesso la mia voce.
Chi mai,
chi mai potrà contestarla?
(05/08/2022)