“Al vedere la stella, provarono una gioia grandissima. Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, si prostrarono e lo adorarono. Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra. Avvertiti in sogno di non tornare da Erode, per un’altra strada fecero ritorno al loro paese.”
(Mt 2, 10-12)
All’ora ultima del giorno sesto del primo mese, il venticinquesimo anno della duemillesima età, nel giorno stesso in cui ricorre la Solennità dell’Epifania del Signore, nella quale si venera la triplice manifestazione del Grande Dio e Signore nostro Gesù Cristo: a Betlemme, Gesù bambino fu adorato dai Magi; nel Giordano, battezzato da Giovanni, fu unto dallo Spirito Santo e chiamato Figlio da Dio Padre; a Cana di Galilea, alla festa di nozze, mutando l’acqua in vino, manifestò la sua gloria. Ebbene, in tale momento, la parola dell’Onnipotente è scesa su di me in questi termini:
Verranno,
portando tra le porte slargate
dei loro cuori
gli oltraggi, i soprusi, gli scherni
e alcuni di essi uccideranno,
chi con la lingua, chi con la mano,
credendo, addirittura,
di rendere culto all’Altissimo.
In verità, tutti costoro,
inviati dai poteri più inviolabili
esistenti su questa terra,
null’altro fanno
che eseguire ordini su ordini
pervenuti per commissione.
Pur non conoscendosi
si dichiarano affratellati,
pur nemici fingono alleanze,
pur essendo degli ostaggi
si credono e si comportano
da persone libere.
Ecco. Il Signore mette i tralicci
alla sua vigna.
E manda i suoi ultimi contadini
a mietere e a mendicare.
A mietere amore e a mendicare grano.
Essi sono sazi.
Sono già sazi
degli oltraggi, dei soprusi e degli scherni.
L’Altissimo parla ai re,
senza voler contendere coi potenti.
Ai re che, un tempo
si dimostrarono sapienti,
saggi e conoscitori della scienza,
nel timore del Signore.
E lo adorarono, i re, omaggiandolo
e prostrandosi a Lui
come solo ai re conviene.
Oggi, il Signore, parla ai re,
ai re della terra,
da una frontiera di periferia
disprezzata e reietta,
dimenticata da tutte le nazioni,
che non pretende nemmeno
di avere un nome.
Eppure sarà il territorio testimone,
ove il cielo si abbasserà su tutte le genti.
Così dice l’Onnipotente:
Alzate gli occhi.
Questa notte
alzate gli occhi al cielo.
Scorgerete la mia stella.
Oracolo del Signore.
E se dovesse sfuggire
alla vostra ragione
il motivo per il quale
essa è presente
io ve lo rammento:
essa è lì da sempre, tutto qui.
Semplicemente.
Voi non siete da sempre.
Voi siete di qui e di ora.
Alzate il capo.
Puntate gli occhi al cielo.
La mia stella è la mia stessa fratellanza,
la mia medesima alleanza.
Essa è libertà.
Voi farete tra non molto
da tutori e da nutrici
ai figli dei miei figli.
Sì. In quel tempo si racconterà
come di una fiaba.
Ma sarà la realtà.
Semplicemente.
Donne che credevano
di non rivedere i propri figli;
mamme che avevano smesso di sperare.
Sarete voi a condurre
tra le loro braccia
il frutto del loro grembo.
I bambini che oggi,
col vostro assenso,
muoiono di fame, di sete,
sotto le bombe,
sotto arsenali di menzogne e di pugnali,
di farmaci scaduti,
di sostanze chimiche ben manipolate
e di mutuo aiuto disumanitario.
Tra cielo, terra e mare.
Vittime di burocratica violenza
oltre la quale ben si cela il diavolo.
E migrano rondini,
s’ingrassano i cinghiali.
È la stagione delle permute,
il fallimento dei burattinai.
Sì.
Ho chiamato i miei ultimi contadini
per la compravendita del mio terreno.
Eredi delle morti
che solo io posso contare,
essi sono il pascolo e il pastore
del mio giardino.
Gli ho dato in possesso la verga di Aronne:
benevolenza e guai.
Potranno mai distruggere
ciò che la mia destra ha piantato?
Eppure eseguiranno i miei ordini,
per amore.
Non tratteranno con i potenti,
la loro voce non si udrà
nelle piazze delle loro città
e non spezzeranno
nemmeno una canna
inclinata dai venti.
Voi li vedrete senza riconoscerli,
perché non li avete mai visti.
Semplicemente.
Essi non sono di qui,
non sono di ora.
Mi appartengono.
Come il frutto al suo albero,
come l’onda al suo mare,
come il vento al suo cielo,
come il canto dell’usignolo e l’alba,
e l’aurora che fa fremere
in un falò d’amore la colomba e la cicala.
Il tempo del vento è tornato,
del canto, delle onde,
e la tortora pizzica con il suo becco
il melo sempre più maturo,
mentre la neve
si scioglie sui rami dell’odio
e del potere umano.
Ed è così
che io andrò svelando enigmi
con le mie parabole,
ed è così che svelerò i miei tempi nuovi
con i tempi antichi e ne creerò di arcani.
Oracolo del Signore.
L’Altissimo parla ai re,
senza voler contendere coi potenti.
Ai re che un tempo
si dimostrarono sapienti, saggi
e conoscitori della scienza,
nel timore del Signore.
E lo adorarono, i re,
omaggiandolo e prostrandosi a Lui
come solo ai re conviene.
Oggi, il Signore,
parla ai re,
ai re della terra.
E questi dovrebbero adorarlo,
omaggiarlo e prostrarsi a Lui
come solo ai re conviene.
Ma l’ipocrisia, la viltà e l’orgoglio
sono il putridume
che il male porta con sé
da quando il male c’è.
Oggi l’Onnipotente
si è degnato di manifestarsi.
Epifania del Signore.
Chi non è per Dio?
Ecco.
Il Signore chiama a testimoniare.
E i veri testimoni
sono i figli di questa terra,
di questo mondo, di qui e di ora.
E, nonostante ciò,
risulteranno, in merito,
i più veritieri poiché,
all’apertura dei loro scrigni,
con colpevole insaputa dei presenti,
saranno offerti dei doni.
I doni più fedeli.
“Alza gli occhi intorno e guarda:
tutti costoro si sono radunati, vengono a te.
I tuoi figli vengono da lontano,
le tue figlie sono portate in braccio.
Allora guarderai e sarai raggiante,
palpiterà e si dilaterà il tuo cuore,
perché l’abbondanza del mare si riverserà su di te,
verrà a te la ricchezza delle genti.
Uno stuolo di cammelli ti invaderà,
dromedari di Màdian e di Efa,
tutti verranno da Saba, portando oro e incenso
e proclamando le glorie del Signore.
Il popolo che camminerà alla tua luce
succhierà latte al seno di Gerusalemme,
lì dove abbonderà la pace
e dove l’Altissimo
farà scorrere come fiumi,
nella loro totale pienezza,
consolazione e gioia.
Quel giorno avrai un nome nuovo
sulle tue labbra
col quale l’Onnipotente vorrà chiamarti,
Gerusalemme:
bacio del mio bacio,
e dimora della mia dimora!
Oracolo del Signore.
In quel tempo,
la mano dell’Onnipotente
sarà su chi lo teme
e la sua collera, la sua giustizia,
contro i suoi nemici
per cancellarne anche il ricordo.
Per sempre.”
(07/01/2025)