Forse non so darmi a te
se non nel puro atto del crearsi della vita.
Viandante di orizzonti vergini
che in me si fanno respiro,
volontà, parola,
ti vengo incontro
nella tua universalità assetata di noi,
sì, poiché sei nel vertice perfetto
della nostra illimitata unione.
Autore oggi – io,
genitrice e creatura – tu,
del più vasto elogio all’esistenza,
del pianto ammutolito di uno stupore
che al sentimento ci rannoda
e della gioia incontaminata
che splende ovunque siamo
di arcana meraviglia.
E vieni a me senza linguaggio.
E in me resti
con la tua potenza intima, verticale.
Luce che dai luce per dire di sé,
di noi adesso,
per essere contaminazione superna
di un eternato amore,
di quell’amore unico
che mai si concede riposo
e che lascia i suoi amanti amati
sugli altari dei trionfi mattutini,
a rinverdite veglie,
affinché sia
la vittoria del giorno nuovo a cantarli,
noi che abbiamo appreso a fiorire
di là del mondo,
su di una terra percorsa dall’azzurro cielo
e dalle profondità del mare,
assieme alle dominazioni degli angeli.
E con quali forme audaci del domani
i nostri baci si allietano di armonie,
si conformano al caos.
(29/08/2023)