Ci chiama.
La senti?
È come un dardo
che nella nostra carne canta.
Una sentinella
che vuole interrompere
il suo turno di veglia
nella notte.
È la nostra infanzia.
Un improvviso flusso di anni
che si arresta
nei baluardi della nostra memoria
per farci crescere assieme
nei clamori dell’innocenza,
tra le sorpassate danze
di corpi arresi soltanto
davanti al sentimento della vita.
Le corriamo incontro,
adesso,
come fiaccole fiorite
che non conoscono tempo
e nell’adagio
delle prime albe
siamo un gioco indefinito di luci
e di gioia improcrastinabile.
Che ci sia dapprima tu o io
a spalancare i cieli
delle nostre rinnovate alleanze
conta ben poco:
ad entrare
sarà un’anima sola
partorita dalle fiamme
dei nostri cuori,
dalla rugiada
dei nostri innamorati baci.
Eh, quanta verità ci sogna
in questo intero esistere!
Un immenso lenzuolo di terra,
che ci vorrebbe avvolti
tra realtà corruttibili,
è preda,
suo malgrado,
di una visione
nella quale
la gloria dell’amore
assisa tra i preamboli delle azzurrità
da sempre ci appartiene.
Sì.
Nulla resterà di ieri
perché ieri
già non esiste più tra noi.
Canteremo il nostro futuro,
la vittoria dell’amore,
la perfezione dello spirito,
con quell’armonia
destata nella nostra presenza,
al di là di ogni tempesta
e al di qua di ogni stupore
con l’assetata dolcezza
di una sola voce.
Ci chiama.
La senti?
È come un dardo
che nella nostra carne canta.
Una sentinella
che vuole interrompere
il suo turno di veglia
nella notte.
È la nostra infanzia.
I nostri nuovi anni…
(27/07/2023)