Ai molti, ai loro miseri occhi, cosa parve, cosa, se non una fine inutile, una dipartita ignobile? Ma c’è chi s’arride, c’è chi se ne arride dei loro vani pensieri e prepara una corona di spine per i loro capi, eguale a quella infilata nei crani dei confini delle mie città divise dall’odio e dalla fame di potere, dal sangue innocente versato del quale io, io solo me ne ricorderò per sempre e per il quale io, io solo posso giurare e su me stesso, che ne sarò vindice in eterno. Quand’anche al mio popolo accadrà di dividersi, di dimenticare la mia alleanza io, per amore di quei pochi giusti che resteranno in piedi, per amore del mio amore, non infierirò con la spada sguainata del mio stesso sangue su tutti loro. Una parte la farò errare tra i popoli più indegni e resteranno soli, schiavi delle loro passioni, pur continuando a provarmi, a calunniare il mio nome, esattamente come fecero i loro padri nel giorno della mia vendetta. Un’altra parte ancora si smarrirà, per mio comando, tra gli stagni putridi del mondo e la loro polvere si alzerà da terra per invocare il mio nome. Dopo un periodo non breve, quando la mia ira contro questa mia gente si sarà placata, la loro supplica non resterà inascoltata e ritorneranno nella mia pace. Infine, la porzione più piccola del mio gregge, l’amata, l’incontaminata, la perseverante, io la condurrò come un pascolo al suo pastore. In quel tempo i popoli tutti della terra invocheranno i loro idoli, inutilmente. Tireranno a sorte sul loro stesso destino ma non si salveranno. Si ciberanno l’uno del cuore dell’altro, senza pietà neppure per i loro figli e i loro sacrifici saranno l’ultimo abominio che questa terra sciagurata dovrà subire, la devastata. Quel giorno sarà sacro poiché i redenti canteranno l’alleluia sulla mia benedizione mentre i dannati riconosceranno invano la parola del Signore.
(15/02/2022)