I sofisticati statisti del terrore abominevole

Nessuna morte dentro. Nessuna vita fuori. È il canto del qui e ora che tutto e subito alla vita si integra, alla morte, per i luoghi presenti e assenti alla sua indimostrata e vigile appartenenza. Vegetali. Vegetali di membra dotati e di lingue avvelenate per l’ulcera di quei cuori a pulsione ibrida, meccanica, sentenziano con la morte l’altrui esistenza con la bestemmia sempre pronta tra le loro foglie despote, non potate, acclarando con patriottica irriverenza il loro credo relativo al concetto ultimo di giustizia, dunque di legge (: quale legge?), con tesi mercificate, aleatorie, del tutto prive di umane fondamenta che, rabbrividendo i vasi che adornano i davanzali delle loro finestre sprangate o che giacciono sulle inamovibili ringhiere delle loro balconate pendenti, vanno insudiciando il creato intero denigrando perfino la parola e maledicendo, dunque, l’umanità nei suoi valori principi a calunniati popoli, a devastati territori e a destabilizzati paesi. Sono loro. I riconoscibili perfino dalle pietre, gli ottenebrati nell’anima, nel cuore e nell’intelletto, dalla fame atipica di potere e dalla sete mai anemica nel procacciarsi sadico piacere. I narcisisti della psiche disumana, ossia coloro che si compiacciono in ogni momento della loro insana mente. Nessuna vita fuori. Nessuna morte dentro. Sono i vegetali di membra dotati e di lingue avvelenate, i sofisticati statisti del terrore abominevole, asfissiati dal canto del qui e ora, esseri oranti la loro superba essenza e idolatri, idolatri nella loro più vana forma di sottomissione alla malignità e, nel contempo storico, al suo ribellato genere, fissati e proiettati nei luoghi assenti e presenti alla loro vigile e indimostrata appartenenza.

(18/10/2024)