La vergogna non s’indispone. Mai doma, sa di essere in ogni allocazione fisica e verbale a suo corretto agio nell’indole che la perviene a nascita. Oh quanto fosti grande nella ignobile tua maldicenza e quanto, quanto resti misera in quel sorriso sterile su delle labbra torbide che infervoriscono l’animo di chi, neppure disgustato dall’ossesso tuo, tiepido si frappone all’occasionalità dei bisturi sociali con la detenuta solidarietà procrastinata dall’ermeneutica del piacere futile, incensurato. Io so che anche domani venderai al peggiore offerente la tua smisurata e plateale volgarità quando a sera le viottole si svuoteranno dell’immersivo frammento di purezza ed il suo canto sarà riverso a guado nel profondo nulla del tuo porcile.
(17/02/2022)