“Che cosa è più facile: dire “Ti sono perdonati i tuoi peccati”, oppure dire “Alzati e cammina”?”
(Lc 5, 23)
Cafarnao. La manifestazione dell’amore non era un permesso da presenziare per pochi, tutt’altro. Per esprimersi e apporre il suo veto sulla disabilità delle anime conveniva che i suoi presupposti largheggiassero nella sofferenza insita nei cuori abbandonati dalla crudeltà miserabile degli uomini per la peste pervadente i loro pensieri amorfi e rianimata da quello scetticismo sregolato e illogico che infiltrava le sue sabbiose fondamenta per la dinamica del potere a favore della sinonimia dell’affare. Rientrare nei meandri dei dissapori che si destreggiavano nelle avversità collettive di una portentosa promessa pienamente anticipata dalla facoltà dell’apertura dell’intelletto, non tanto sulla legge quanto sulla scrittura, era ormai un avvenimento conosciuto dal popolo che ne aveva consapevolezza e misura. Ma ecco la scena madre.
Egli, che del popolo era il primo e l’ultimo, posto come fulcro della sommità umana e non per altro terrena, volle che tutto avvenisse semplicemente per la glorificazione del Padre innanzi agli uomini, affinché credessero nel Figlio. Prima del segno però, il vero prodigio. La manifestazione dell’amore che tutto vince, perfino il peccato con la remissione totale a favore dell’anima interessata. E quando i suoi contemporanei lo additarono come bestemmiatore, sobillatore, ecco la dinamica del potere farsi da parte per lasciare campo allo stupore, alla meraviglia, alla seconda e non secondaria guarigione del corpo, membro di quel popolo non disposto a vendere l’anima, né il frutto frammentato delle sue viscere. Quel giorno il cielo spaccò i tetti nella cataratta dei miracoli.
(06/12/2021)