Il giorno tremendo del Signore
Un giorno,
quando l’esemplificazione
dell’abominio sulla terra
sarà manifesto
ai popoli di tutte le nazioni,
io non mi rivolgerò più
ai capi che estendono
il loro dominio su di esse,
né suoi loro oppressori,
poiché per me saranno
pensiero morto
e appassita menzogna
di qui e di là,
ovunque vi sia
traccia umana e di coscienza,
di giustizia e di perdono.
Io stesso stenderò il mio braccio
con violenza
sulle condotte che hanno comportato
la devastazione morale e scientifica
sulle genti tutte plagiate,
menomate nel corpo e nello spirito,
mutilate nella speranza e nella fede,
e che soltanto a me,
soltanto a me appartengono
in quanto io sono Dio,
il solo Dio,
l’unico Creatore.
Avverrà che nessun segno
precederà quel radioso mattino
poiché quel radioso mattino non vi sarà.
E nessuna tenebra
incupirà quella notte meschina
giacché quella notte meschina non vi sarà.
Sarà come quando
una donna partorisce un figlio morto
e non se ne avvede.
E ride, con le compagne si rallegra
e se ne vanta
mentre tutt’attorno
il tepore coinvolge
il pianto interrotto di quel bimbo
che c’era e non c’era,
il cui cuore batteva e non batteva.
Il suo cadavere
sarà un’allucinazione breve,
dal delirio abbondante,
che colpirà ogni partecipante
alla natività di tanto stupore.
Cadranno in quell’ora senza ora,
in quell’attimo senza attimo,
infami e giusti,
infedeli e timorati,
chi per un giudizio di condanna,
chi per una risurrezione alla vita.
Non disperarti respiro,
non angosciarti suo cuore.
Ecco.
Io comanderò che come un bimbo
nel pieno della sua rigogliosa infanzia
stende il suo sorriso a profusione
in ogni sua presenza,
allo stesso modo
vi sarà per te
una presenza a profusione
per ogni steso sorriso
perso nel rivolo della infanzia.
Batti le mani figlio,
batti le mani su queste mie parole
e i piedi tuoi strofina e alza
finché la polvere
vesta di promessa e maledizione
coloro che fanno
dei cadaveri di questo secolo
la loro ricchezza senza pace
e la loro bestemmia senza tramonto.
Giuro su me stesso, sì,
io giuro su quanto è vero che io sono
che come pula sperderò
tutti costoro
nell’aia della mia devastante ira
ed il loro grido ultimo lo ficcherò
sulla bocca di quel pianto ininterrotto
che c’era e non c’era,
il cui cuore batteva e non batteva.
E sarà come un gioco dispari e pari,
elevato e disceso
per le natività prime ed ultime
alle quali è stato negato ogni respiro,
ogni meraviglia,
ogni gioia.
In quel giorno senza giorno,
in quella notte senza notte,
anche i cadaveri,
anche le bestie
batteranno le mani e le zampe
strofinando e alzando e zampe e piedi
per questa mia solenne promessa,
per questa mia solenne maledizione.
Si dirà:
questa è l’opera dell’Altissimo.
Allegriamoci e giubiliamo
avanti a Colui che è amore
e a cui vanno
lode, potenza e ricchezza,
sapienza e forza,
onore, gloria e benedizione,
nei secoli dei secoli.
Così sia.
E così sia.
(19/05/2022)