Il mio nome



In tutte le sue beffe atomiche voi adorate il mondo, questa vittima sacrificale che ovunque sentiamo eccellere per il suo ridondante grugnire tra cielo e acqua con occhio ingabbiato e aperto, prim’ ancora di adorare i tal’ altri, i voi stessi. E se il di qua è la riduzione manipolata da vezzo d’uomo di un inorridito latrato in guisa d’eco è altrettanto vero che tra le dita tese del ventilabro in Albis esordiscono la pula e il fuoco affinché la stoppa ridiventi luce nei vasi ancora vuoti dei non custoditi granai. E i monti, i monti acclamano me, loro pastore, assieme al gregge transumante tra i misteri delle viti, tra gli insiemi delle volontà che vi hanno disseminato sui prosperi prati delle collaterali parabole rendendovi simili all’immagine dell’intero creato nonostante il mio andare, col suo passo, calpesti ogni capo superbo posto sin da sempre a sgabello dei miei piedi. Ma ecco. Il mio nome siede alla destra della voce abitata dal trono della mia immarcescibile parola, verbo primo e ultimo di un eterno io sono. È così che mi riconosceranno i popoli di tutte le nazioni. Ed è sempre così che mi riceverete, stupefatti da una folgore senza nessuna età.

(03/01/2023)