Tu mi vivi,
compiutamente,
e mai frangi la realtà
che spende ogni mia presenza,
qualsiasi attesa mia
– tempo che da solo
esclama il tuo possesso –
nel suo più vasto scompenso:
gli uniformi flussi del disordine.
E nemmeno più
tentiamo di cercarci
poiché entro noi
è approdato
l’arcano moto dell’unione.
Oh, le ampiezze furiose dei vuoti,
gli inesprimibili vagiti
delle neonate immensità,
e l’assolutezza,
manifesta in ogni nostra gioia!
Un emergere costante
da caotiche finitezze,
tra il grave e l’imperfetto,
per fare del presago domani
che in noi geme,
si adempie e ci completa,
il nostro armonioso avvenire all’origine.
(26/04/2024)