Come il mare svezza l’onda
così io ti amo.
E in tale amore
si alimenta l’andirivieni del tempo
in un moto costante
che nemmeno noi conosciamo
perché senz’appartenerci
esso ci appartiene.
Oggi presente,
ieri passato,
battezzati in un futuro
che attende il nostro domani.
Un mare che da ogni confine,
da ogni luogo
e da ogni suono,
non cesserà
d’essere madre di una goccia
e goccia in una madre.
Amante della sua creatura
nel suo infinito viaggio.
Un andare di doni
per un redivivo ritorno:
ecco il daffare
che ne semplifica ogni scopo.
Sino allo svuotamento di sé stesso
nel mutamento della forma.
Eh, pienezza incontestata!
Voce di azzurre misure
che ti sei scavata un mare
per precipitarti al cielo.
Oh, mirabilissimo giovamento!
Sotto e sopra l’onda,
mai fermandosi
alla eguagliata fonte
della separazione,
della distanza,
prosegue il gaudioso deliquio
della nostra
non intervallabile specie.
Potrà la notte,
con i suoi luoghi di ombre
e con i suoi non esitati agguati,
soffocare l’ugola
del nostro abbagliante andare,
nel suo rinnovato ritorno,
se fiamma
è il canto che unisce i nostri sguardi,
fuoco nel quale
neanche la più possente morte
potrebbe trovare scampo?
E una realtà
che non sovverrà mai al sogno,
mercenaria avvinta
dalla sua stessa storia,
ciononostante acclama,
ebbra di nettare
appena colto
dalle corolle dei nostri anni,
la potenza dell’amore
col calice colmo
di quelle onde svezzate
da un mare innamorato.
Silenzio.
Sarà il silenzio
il nostro prossimo venirci accanto,
cielo dentro acqua,
primogenita dimensione
che nessuna dimensione altera.
Come un usignolo
che stringe al becco
gli incastonati umori
di una sinfonia, sua alba,
davanti a una meravigliata milizia di parole
tra i Troni e le Dominazioni degli angeli.
(30/07/2023)