«Udite le parole del re, essi partirono. Ed ecco la stella, che avevano visto nel suo sorgere, li precedeva, finché giunse e si fermò sopra il luogo dove si trovava il bambino. Al vedere la stella, essi provarono una grandissima gioia. Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, e prostratisi lo adorarono. Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra.» (Mt 2, 9-11)
Di che indisporsi quando la frenesia del buio precipita lasciando la sorte viva solamente alla materia? I chiari pendii dell’infanzia aprono i sorrisi dei ruscelli dove il suono degli uccelli ha un tono meno graduale di quello dei pastori. E la meraviglia, la piena gioia, la canzone. Tutto è pronto, come del vento la fluida carezza nella metamorfosi della specie per ciò che, avvenuto, stupendo ancora avviene. Ed ecco le mille grotte, la sequela degli onori e la promessa senza sera. Il sole nella pioggia che una rosa morderà dall’oriente a primavera. E in te, Roma, dove pascola meglio il tuo mistero? Intanto, una stella squarcia l’atmosfera che vorresti dominare con le tue fradice radici e il reale miete vite nel rantolo ecologico col petto della notte che vendemmia a nudo braccio l’ormai prospera, magnifica domenica.
(18/01/2020)