Se il Signore non costruisce la casa,
invano vi faticano i costruttori.
Se il Signore non custodisce la città,
invano veglia il custode.
(Sal 127, 1-2)
Vi siete affrettati a costruire case prive di fondamenta solide, vi siete spartiti la quota di sopravvivenza dei poveri, degli orfani e avete profanato il corpo delle vedove. Avete teso le reti della superbia e gettato i lacci dell’infamia contro il giusto mentre la vostra empietà si arricchiva dell’altrui salario, del pane sudato dal sangue dei forestieri, lasciando al naufrago la disperata forza per vegliare fino in fondo, fino in fondo alla sua stessa morte. Avete creduto di combattere contro nemici mentre i vostri amici vi deridevano e avete sempre creduto di banchettare con le vostre compagne mentre queste il proprio sguardo lo deviavano, con il vigore che solo a voi apparteneva, verso i vostri nemici. Che assenti che siete in questa melma di presente che tanto v’appartiene. Stolti e tardi di cuore, lenti all’amore e facili nella menzogna, pronti all’omicidio e pregni di impudicizia, rapidi nel costruire idoli per deviare dai vostri loschi affari l’integrità dei popoli. Delinquere è il garbo che più si addice al vostro pensiero, oppressione e sopruso è il braccio più vile e meglio armato di troppi paesi. Ma ecco. Ecco che il Signore vi rivolge la sua parola.
Credete forse che il mio pensiero
non giaccia nel cuore di chi mi è a cuore?
E credete forse che il vostro pensiero
sia lontano dal mio,
ovvero che non sia rivelato al mio cuore?
E ancora.
Le vostre azioni.
Chiamate nemici
i popoli che nemmeno vi conoscono
e che nemmeno conoscete:
non sono forse io, o vili,
che vi metto l’uno contro l’altro
per la vostra condotta infedele?
Con l’arroganza e la violenza
attraverso la quale percuotete il debole,
il giusto e l’indifeso,
così e ancor di più sarete trattati voi
e coloro che ritenete e che si ritengono
i vostri migliori alleati.
Stretta,
avete reso stretta la via della giustizia
e larga, troppo larga,
è diventata la strada della perdizione
e serrata ormai è quasi del tutto
la porta che conduce alla salvezza
e in tanti, in molti,
neppure se ne avvedono
poiché nemmeno sanno,
neanche credono più alla salvezza.
Eppure io continuo, verso costoro,
a lanciare il mio dardo,
a gettare la mia boa,
a mostrare il mio amore immenso
mentre capovolgo e mari e stagioni,
così come stabilisco il mio volere ovunque
rovesciando, da sempre,
i potenti da tutti quei troni
macchiati di sangue innocente,
lasciandoli per un po’ ingrassare
e per un altro po’ dormire,
per un po’ ubriacare
e per un altro po’ cadere,
prima che li deponga tutti,
come nemici della unica vera patria
– la celeste –
a sgabello dei miei piedi.
Credete, forse,
che la vostra parola sia leggera
come il volo della spada
che taglia l’aria a tradimento,
che fende nel respiro disarmato
di chi avete condannato alla morte,
voi che della definitiva morte
sarete il tarlo e la vendemmia?
Non è forse la mia di parola
che metterà fine alla vostra,
ipocriti dalla mente infame
che andate diffamando ovunque
e in chiunque il mio nome?
Oh, la mia ira!
Un solo spirito
in una identica volontà,
per un unico giudizio
e rinnoverò e terra e cieli,
facendo nuova ogni cosa.
La pietra che sta per rotolare
attorno all’empio e all’assassino
si capovolgerà nel suo medesimo angolo
per sfracellare i progetti dei malvagi
e per porre il mio diritto ovunque,
nei confini di tutte le anime
che a me ritornano
e aldilà di ogni nazione.
(21/04/2022)