Il tuo castigo è davvero grande
Il mio respiro è divenuto maceria pesante, tumulato vivo, e quanto più mi sforzo di essere, per un’attitudine naturale alla vita, tanto più avverto la desolazione, che attorno tutto pervade, farsi sostanza in me, quasi come non bastasse il sangue che circola in queste mie vene, sempre più consunte dal dolore e da ciò che sono costretto a deglutire attraverso il mio sguardo che arde insieme a te, e che è rimasto privo di consolazione, mutilato orribilmente della propria lacrima. Io guardo, dunque, è spezzo il sangue, un sangue che scotta. E verso pane, un pane che è stato avvelenato dal furore della notte più oscura, ove una mano ha trapassato il futuro per occultarsi nell’ora più acerba. E quella mano non è tra le mie mani. E quella notte è il presente che mi prende a schiaffi sul viso. Oh, le mie viscere! Ininterrottamente piove su di esse. Io mi dimeno innanzi all’orrore che si consuma su di un popolo inerme, su di una terra massacrata dall’odio e dai neri fasti del terrore. Ed esalo sangue, come fosse l’ultimo dei miei sforzi d’essere: ma non basta, non basta. Condannato al respiro più pesante vado addimorandomi nel dolore immane adesso di una madre, che ha visto morire il frutto del suo grembo tra le sue fragili, infiacchite braccia, ora tra il grido ultimo dell’uomo, che chiede pietà per la sua mancata pietà, per l’assenza di una compassione salvifica, per una consolazione mai nata perché abortita in seno all’infamia. Oh, nazioni! Popoli! Eroi! Quale atroce cecità ha colpito il cuore di molti che potevano sollevarli i tuoi piccoli, salvarli da tanto abominio. E invece le tue spoglie giacciono con le loro, innocenti e candide, poiché sei stata trafitta dalle tue stesse iniquità e la tua piaga è diventata sì vasta da risultare incurabile. E mentre il mio lutto sembra non prevedere risposta, io invoco il favore dell’Onnipotente su di te poiché il tuo castigo è davvero grande. Su. Non smettere di addolorarti. Grida. Urla. Emetti il tuo lamento senza fermarti. Spera nel Signore che ha formato la terra e ha dispiegato i cieli. Che Egli voglia mostrarti, attraverso la sua divina misericordia, il suo volto di salvezza, cosicché tu possa trovare consolazione, pietà e finalmente pace. Quella pace che oggi sembra migrare in altre forme di esistenza, lontano, ben lontano da quelle umane. E che io possa trovare riparo per il mio respiro, che io possa ritrovare lacrime per i miei occhi, che io possa tornare a spezzare pane e a versare amore, così come il Signore ha fatto con noi, lasciandoci un memoriale di comunione e di salvezza. Nell’attesa di quell’alba senza tramonto e per quella speranza in quella fede che non terminerà mai, mai.
(01/03/2024)