A chi parve futile imbandire i suoi pensieri nei miei,
io che di prudenza e consiglio ne vesto le ragioni e i canti
e che sono la madre stessa del principio
che generò la volontà di creare,
in quell’assunzione del creato tutto ancora da creare?
Non a loro, forse,
che ai crocicchi delle piazze stabili e ben trebbiate
van difendendo lo stolto e l’empio,
l’omicida e l’insensato,
pur di guadagnare l’anima dell’ingenuo e dell’innocente?
Farò dei loro alimenti un’unica faretra
quando ne nutrirò l’appetito con la lamina della balestra.
Il loro dardo non darà più all’ombra lo stimolo della fiamma
e la loro freccia acuminata non violerà più lo spettro aereo.
Il loro laccio caccerà invano tornando al proprio fosso.
Procrastinanti età, sull’aprile del mio tavolo,
imbanditi candelabri sono sorretti da sette candele
tutte e sette strette dalla natalità della promessa di una luce.
Ed un bimbo in fasce, col mio spirito tra le labbra,
culla in me noi stessi prima di avvampare la pietrosa attesa.
(28/10/2021)