Questo cuore, tabernacolo della divina manifestazione nell’uomo in essere, di quanti luoghi e di quali presenze rende alla anima ciò che, d’improvviso, non tutto previene? E la consapevolezza, al netto della speranza, del suo relativo peso, per quale gravida generazione di rinunce, di annientamento prospettico rifonda, nel suo discernimento archetipico, l’edificio spirituale della collettiva memoria, dell’io esulante ogni sottoforma di specie, nella imprevedibile volontà di chi da sempre la muta e senza sostenere tempi e moti la sostiene? Ma importa realmente a questo cuore che deriva da se stesso? Oh la pace. Questo inoltrarsi a luogo, dunque, a presenza, nel diapason d’una parola dimorata in ogni viceversa del mio sé!
(30/01/2022)