L’umanità sta perdendo la nostalgia del vivere, quel resto di sé che davvero le consiste e che fluttua in luoghi di tempi assolutamente privi di memoria poiché quest’ultima non è che una spora di quello spazio che la precede nella deforme massa delle importate sensazioni, quell’affollato parto immaturo di sempre più decadenti piaceri cullati a inversi giri da una ingravidata gravità che l’acceca e poi l’accusa, l’accusa e poi l’acceca. Eppure è in quel resto di sé che cresce forte la natività dell’assoluto, si fenomenizza, in quella certezza senza sangue né carne che sopravvivente alla materia nel tutto la rinnova per sussisterle.
(05/01/2023)