Un untuoso lamento va accordandosi per i viali delle città, dei paesi, per le città dei viali, attraverso i ciottoli ancora umidi sputati con amarezza e mortificazione dalle quattro betulle savie trapiantate, con furtiva fretta, sui prati aromatici della siccità tremula, incontinente. Fino a quando, fino a quando l’uomo allatterà la sua memoria atavica sul grembo sterile della cupidigia e della menzogna per favorire la disordinata veglia massiva di un insistente giorno credulo e irresponsabile trasmutato in un plagio reattivo dalla natura reazionaria e tremendamente instabile? O fiori, profanati fiori che abbellite i sepolcri delle fiabe, si tragga linfa dal sacrificio di una terra senza città e senza viali e in questo secolare inverno inevaso rassegnateci viva la vostra presenza.
(11/09/2022)