Verrà l’attimo in cui si sperimenterà l’estinzione del giorno a favore delle tenebre. In quel momento ci si guardi dal fuggire, anche se il terrore dovesse prendersi ogni ragione.
Non abbiate alcuna fretta di digerirlo.
Poiché io vi dico:
Se vero è che nutrirsi del torto è da empi, da stolti, altrettanto vero sarà che l’alimentarsi della ragione non affatto sfamerà.
Quell’istante sappiate d’essere più dei fiori.
Vi sarà un’enorme carestia di colori e di rugiada.
Sarete calpestati o raccolti.
Riconoscerete quei segni tra voi poiché non vi sarà più la percezione della distanza, così come la lontananza non sarà più frutto prelibato della vicinanza.
Tireranno a sorte la speranza. Ricorderete allora d’essere più vivi dei fiori e comprenderete, allora, che lo spaventoso non è altro che il matrimonio del bello che vi nutre coi colori mai veduti nel canto nuovo del mattino.
Tanti, poco prima, saranno quelli che supplicheranno.
Bruceranno ai tempi per la fame, per la sete, di quei colori che in molti, con ancora le piaghe dei digiuni agli occhi, vivranno a sazietà.
In tanti avrebbero potuto ascoltare, anziché divorare.
I molti non meriteranno parole ulteriori quell’istante, poiché questo, per loro, si spalancherà in un bacio unico ed eterno.
Poni adesso i tuoi lumi sopra un silenzio corroso dalla fame, poi distruggi tra le teorie quella dell’evoluzione. L’unica teoria che potrà dirigere una teoria è la sinfonia che muove il cuore.
(13/10/2019)