Sia.
Lasciamo che la notte
sospiri nel suo cordone latteo
e che le tenebre
conoscano l’ansia intima
di un prescelto, puro sentimento.
Oh, perfetta pratica della creazione!
Perché destare un sogno
che non dorme,
perché tentare di frenare
la volata interminabile
di un ariete
dalle cerulee sembianze?
E come un fuggitivo assente
inutilmente il mondo crolla,
crolla e di fianco e attorno,
in una selva di roteazione
che non concede scampo,
noi ne compiamo un altro
sopr’ ancora un altro:
è la tensione dei frastuoni
che non sommerge,
la dinamica del suono
che disfa il suo volume
gravitando nella materializzante alba.
Frumento.
Sì.
Siamo frumento
di una stagione prospettica
che non si concede
a nessun granaio,
la sostanziale formula
della natura libera
in un pentagramma ibrido
e senz’alcuna chiave.
E allora sia.
Sia la propulsione germinale
dell’incedere a vita
di più particelle atomiche
a guizzare tra le fresche nubi
dell’immota consapevolezza
in noi trascesa
con l’immenso andare
di queste sussurranti
trasparenze sillabate
che sollevano
ancora una volta
il nostro bacio
neanche fosse
cielo sopra cielo,
acqua dentro acqua.
Noi.
Appartenenze di amate infinitudini
e infinitudini di appartenenze amate.
(24/07/2023)