Il limite. Ne ho saggiato il frutto, ovunque. Ho viaggiato con velocità tramortente nella disperazione dei popoli. Mi sono rappacificato con il loro sonno. È stata la mia più grande doglia, non inutile. E a stringermi le mani c’eri tu. Tu che sei anzitutto pace, pace perfino del dolore. Ma l’uomo non è mai sazio, tanto da antecedere la fame stessa ponendosi al di sopra dei suoi stessi limiti. E così procede la storia, una storia che dovrebbe consumarsi di pari passo con l’uomo, avviluppata nei telai manomessi del suo stesso tempo. Insegnami ad amarti, così che io smetta di cercarmi. Piuttosto fa di me colui che si rivela perché definitivamente in sé ti ha scorto. Il limite. Ne ho saggiato il frutto, ovunque. E tu eri quel frutto. E ovunque sei tu. Come fiore custodito nel seme del suo mandorlo così vivo la mia esistenza che hai voluta divenisse pregiata al tuo palato. Perché come vino nuovo tu mi versi nell’otre illuminato che antecede il giorno lasciando che io possa invecchiare, oh, la sazietà dei misteri, passo dopo passo e mano dentro la tua mano, verso il bacio eterno dell’infinità.
(04/06/2024)