Io mi costituisco in noi nella sua sonica inviolabilità
Finché, proponendomi nella paternità del passato, mi resi conto che m’albeggiava la cellula madre di ogni presente nelle volatilità del suo grembo. Dunque qualcuno ha mietuto, in me, la supremazia del tempo e delle sue intercessioni verso l’adunanza di ogni fotone, onda, particella, partecipanti alla atomizzazione dell’attuale firmamento. E che mai sarà questo corpo etereo, così vasto e irreprensibile verso le compagini espanse che tendono verso l’infinità dell’universo? No, io mi attuerò nel suo corpo indimostrato, nella complessità intima del suo verbo, affinché anche la mia volontà non raggiunga la propria estrinsecazione a imo favore degli eventi naturali, biochimici, che fanno dell’implodente materia un’arma non delebile, nell’inclusione del dubbio. E verso quale sua parola dovrei lasciare interagire il mio intelletto, opera non umana, anche se figlia d’uomo, se il pensiero che mi definì dentro di essa supera ogni genialità afferente alla generazione indomita e vincente innescata dalla sovversione dei suoi segni riemersi? Ed ecco. Io mi costituisco in noi nella sua sonica inviolabilità.
(22/10/2021)