Nel secondo mese, il primo giorno del mese, del ventiquattresimo anno della duemillesima età, alla dodicesima ora di una storia già scritta la parola del Signore è scesa su di me, al quarantanovesimo anno, in questi termini:
Io sono prima che Io sono. Oggi, in pieno tempo di guerra, lascio che tu sia per me parola e per il mondo un segno, un segno di potenza, di violenza e di terrore. E come non si sottrae nessun volere che in me sussiste, faccio della tua voce la mia parola poiché il segno che Io susciterò per l’intera umanità sarà uno e trino come Io lo sono, prima che Io sono. Tu, figlio dell’uomo, a tutti coloro ai quali ti ho inviato, in quest’ora parlerai così:
Io sono colui che ha provato l’ira del Signore abbattersi sulle nazioni. In me si sono accasciati monti e colli, le isole hanno sbandato tra le orbite dei miei occhi, resi quasi ciechi, e tra le mie labbra interi popoli hanno taciuto perché sono stato privato perfino della voce, della parola. Smorzato nelle forze di un precario equilibrio ho sbandato per un tempo passato ed uno in fasce, ancora da definire: l’abominio degli uomini si è riversato su di me e ho pianto con l’ugola degli usignoli che dovevano scampare dal laccio gettato dall’Altissimo tra i peccati di un mondo smarrito e inquieto, furioso e brigante. L’aurora non ho atteso invano, tuttavia. Sentinella di un creato ancora da concepire, generato a nuova esistenza, dal suo casto petto mi sono nutrito alla sorgente viva del perdono. Il segno che in tanti e in pochi attendevano si è realizzato. Una cosa mai udita è comparsa, come stella che illumina e guida nell’ombra di morte e nelle tenebre fitte che invadono per intero la terra. Tutti i popoli di tutte le nazioni tra non molto ne daranno piena testimonianza. Ci verrà dato un figlio. Esso sarà la luce che ci rischiara e sarà chiamato Dio è con noi. Sì, perché avverrà un fatto inaudito. Questo figlio da molti atteso sarà generato non da donna. Egli sarà l’incarnazione completa della volontà del Padre, l’esecuzione perfetta della partitura di ogni Scrittura a lui dovuta. Giubilate monti, non esaltatevi colli, isole venite ad aprire l’orecchio e di stupore, nazioni, si colmino i vostri occhi. Ecco. Egli sarà qui per la salvezza di molti e per un giusto giudizio di condanna. Io vi dico che i burroni saranno riempiti con i sorrisi che ad oggi mancano sul viso di tutte quelle creature che non hanno provato altro che dolore su dolore. In quel giorno, il resto che il Signore si sarà scelto vedrà la salvezza preparata da sempre per il suo popolo mentre gli angeli dell’Onnipotente stermineranno ciò che resta sulla faccia della terra.
Io sono colui che ha provato l’ira del Signore abbattersi sulle nazioni. E sono pure colui che attesta che il giorno è vicino, che le tenebre si dissipano come impaurita nebbia: ecco, il Signore viene, aprite i cuori, o uomini. La sua ricompensa già lo precede. La mia gioia è alla presenza dell’Altissimo e il mio nome è nel Suo Nome: esisto nelle sue piaghe venerabilissime e vittoriose e mi rallegro, oggi, poiché ha aperto il seno di Mia Madre, la Sua, e con la voce dei cieli candidi sta per squarciare ogni pace e ogni tempesta.
(01/02/2024)