Il fuoco celeste
che inghiottì il cielo squarciato
nella mia adulta coscienza
proveniva dall’afflato ultimo
della mia inspiegata anima.
Le ossa mi parvero
sigillate sul nerbo dell’estasi
tanto che,
inchiodato alla fragilità dell’essere,
il respiro mi rese immune
dal sintomo collettivo,
manifestato con l’annullamento dei sensi,
provocato dalla fitta violenza
incarnata dall’umanità del dolore.
Trasceso nell’immoto
fui considerato come l’istante primevo
della mai trascorsa parola e,
tra sacrificio e oblazione,
nel mio anelito si compì ogni apocalisse.
(31/01/2021)