“Ecco, le nazioni sono come una goccia che cade da un secchio,
contano come polvere sulla bilancia;
ecco, le isole pesano quanto un granello di sabbia.”
(Is 40, 15)
Brucia tutto. Atmosfere ospitanti gocce di spazzatura di un tempo in orbita, fiumi, laghi e mari, oceani; isole, montagne, città; paesi, intere nazioni, continenti: indistintamente. Da oriente ad occidente, da nord a sud, tutto brucia. Polvere. E, intanto, c’è chi ha veduto in te una luna vuota della notte, un sole privo del giorno, Gerusalemme. Ai tuoi fianchi si dibattono tori, e l’odore del sangue è meno doloroso del suo colore. Eppure oggi si è dimenticato già di ieri, e domani, domani parlerà con una sola lingua della recessione, questo manuale tutto ancora da riscrivere di economia planetaria. Oh, Babele! La torre che vai costruendo, nuovamente, poggia le sue mobili fondamenta su sabbie commerciali, peso e tranello di una bilancia capovolta. Ecco. C’è chi si disseterà con veleno di serpi per la tua orribile sorte. Come i più incapaci architetti, ai quali prestano borsa e manovalanza gli stessi operai di iniquità che vanno progettando, compiendo e plaudendo carnefici e carneficine. Gerusalemme, Gerusalemme: chi più ti consolerà, e chi mai piangerà sui popoli generati dai tuoi mille e mille figli? Terribile. Dal deserto, con i suoi stormi, una tempesta si avvicina, purpurea e già compenetrata d’oltre. E tutto brucia. Perfino il cielo, vuoto di luna, privo di sole. È l’ora più buia: colata sull’erba sei rugiada che scotta.
(07/04/2025)