Avremmo indagato pure tra i già provati palmi delle nostre mani se la scheggia di parola e di marmo non avesse aperto i nostri occhi sulla croce germogliata tra i passi annunciatori del dolore e della gioia, della guerra e della pace, croce che giammai appartenne al tempo e che del tempo è vittoria, la definizione prossima e passata nei territori dell’attuale. E come l’incedere delle tenebre si denaturalizzò in un fermento acqueo di provvida speranza in una stagione inconsulta e atipica così l’antecedente corpo della persona multipla che ci spiritualizzava si trasfigurò nel nostro abitare separati e uniti nel più stupente dei costellati mattutini a primeggiato giorno.
(19/07/2023)