Rinsalda la voce alla lingua
ormai strappata dal palato.
Dì ai perduti di cuore,
agli afflitti nella speranza:
presto, fiaccate i vostri desideri inidonei,
i vostri pusillanimi atteggiamenti
e cominciate col guardare avanti
senza più voltarvi
poiché il passato è dimenticato
dice il Signore,
ovvero il Presente
che sta per venirvi incontro.
Alzate il vostro capo
con sommessi pensieri
ed io lì purificherò
da tanta esecrata viltà,
o immondi;
alzate gli occhi al cielo
con adunata speranza,
in un fedele assieme
che disaccordi la volontà
che ad oggi ancora vi possiede
ed io renderò vostra la mia volontà,
o improvvidi,
in un florilegio di viceversa.
Uscite fuori dai vostri sentieri
per seguire finalmente la via dritta
e ditevi l’un l’altro
parole di conforto,
esortandovi a vicenda
con ogni sorta di canto,
lamento, pianto, salmo, lode,
benedizione.
Il vostro sia un cammino
che altro non conosca
che il linguaggio della certezza.
Nessun tentennamento.
Sì o no,
questo dunque sia
l’andare del vostro passo.
A guado poi,
quando le correnti perdono di sapore
tra le giunture delle caviglie,
non temete di bere l’acqua gelida
dacché quella tiepida
è per i volta stomaco
che hanno smorzato
le proprie spalle
verso il cielo e girato i loro passi
tra mille e mille sentieri
pur di nullificare l’opera
che ho prestabilito da sempre
per ogni empio,
per ogni malfattore,
per ognuno di essi.
Chiama a voce alta,
sentinella, dice il Signore.
Dovrai afferrare l’umidità della notte
come fosse il braccio di un ladro
che ha tentato di portar via
il giorno ai tuoi figli.
Si avvererà ciò che è stato detto
in merito alla calunnia
schiaffeggiata sette volte dalla menzogna.
Coloro che potranno venire non verranno
e coloro che vorranno venire non potranno.
Poiché io oggi rendo
la volontà del mondo
un florilegio di viceversa.
Ecco. La città illecita e perversa,
bagnata da mille e mille fiumi di sangue
da che esistono le sue squallide fondamenta,
è preda degli sciacalli.
Gli sciacalli sono predati dagli avvoltoi.
Gli avvoltoi sono preda
delle loro vomitate carogne.
Ecco. Nessuno va e nessuno viene
da tre giorni in città.
In città da tre giorni
nessuno viene e nessuno va.
Ognuno è cittadino del terrore.
E il terrore è cittadino di ognuno.
Nelle piazze la desolazione
è ormai compiuta:
lì dove sorgevano santuari
ora si contano soltanto macerie su macerie,
corpi profanati
tra i marciapiedi e i miei altari,
bambini vittime
della colpa incancellabile
della loro già imbastardita madre.
Prostituta, ha venduto
il dolo dei suoi procurati beni
ai ladroni più spietati
della mia stuprata vigna
rendendo l’innocenza vittima
della nessuna luce,
dell’alcun dolore,
del mancato aborto.
Piangeranno pure i cieli
in questi tre giorni, orfani di stelle.
Eppure io canto.
Ed il mio passo
è intermezzo di vittoria e di battaglia,
un inciso di vendetta e di alleanza.
Si scioglierà come brina
il sole sull’avvizzita terra
ma al terzo giorno
tutto tornerà fecondo.
Si andrà e si verrà.
Si verrà e si andrà.
Chi potrà lo vorrà
e chi vorrà lo potrà,
col mio nome che più dell’elettro
scintillerà tra le labbra dei lattanti
e dei risorti.
La desolazione sta per finire,
l’abominio è sigillato
e la salvezza è alle porte.
Chi deve intendere intenda
e chi può intendere ascolti.
Aprite, dunque,
il vostro cuore a colui
che sta per entrarvi.
Ecco, è il re.
E chi è questo re?
È il Dio con noi, l’Emmanuele.
Signore degli eserciti è il suo nome
nel suo Natale ammantato di onore,
di potenza, di amore e di gloria.
(25/12/2022)