Venga a noi la materia con tutto il suo trascorso visivo e sia la sua orfanezza mnemonica la nostra orbita claustrale. Il tempo che abbiamo stillato dai nostri spazi ha smosso le sequenze ambiziose dei limiti, non solo storici, di un divenire scienza della particola metafisica e alimento per l’intera umanità. Così, a favore delle teorie che gravano sull’ascendere e sul discendere dell’anelare alla perpetuità della creazione, poiché fatti simili a dei, non abbiamo moltiplicato azioni atte a rilevare insonni e luminosi sforzi per la fenomenica modifica dell’identico e dell’eguale. Attingeremo dal vivo zampillio del suono il principio, la durata, per la trascesa ragione d’essere a simbolo della parola?