La luce che scatenerà il mio ultimo canto
Se ogni terra possiede fiori
e da essa ne maturano frutti
ciò non dipende forse dal cielo
che è il mio giardino?
Sì. Io sono il giardiniere e il vignaiolo
poiché in principio,
creando ogni cosa,
ho anteposto tutto questo
alla successiva follia dell’uomo.
La mia vigna è il fiore del mio amore,
il suo frutto è il sangue versato
per correggere l’inimicizia
dei popoli e delle nazioni.
Traviate, non hanno seguito
i miei decreti e la mia legge
emanati con giustizia, giudizio e verità.
Quante volte mi hanno messo alla prova
pur considerando ogni mia opera,
ogni mia misericordia,
perseverando in atti orribili
derivanti dal tanto odio,
dalla fame per la terrena gloria,
dalle effimere vittorie umane,
dalle insulse vendette
causate esclusivamente dall’orgoglio
e dalla superbia,
figli dell’avida forma di potere
legata al ceppo della sovrana miseria sentimentale
come il cordone ombelicale
lasciato marcire tra i legami di figlio e madre
poiché non reciso da mani esperte.
Eppure ovunque la mia comprensione
è divenuta un diritto
acquisito con forza e empietà
soprattutto dai capi delle potenze terrene,
dai governanti e da coloro i quali
opprimono il mio popolo e tutte le nazioni.
Ma questo è il tempo del mio giardino.
Effonderò come rugiada
sui popoli e su ogni nazione
lo spirito di compassione e di carità.
Contemporaneamente lascerò ai loro dominatori
il potere di distruggere i loro abomini,
le loro stesse opere
attraverso l’uso spregevole
delle medesime azioni.
Ecco, i cieli.
Questo mio giardino
reclama acqua e vento
poiché il suo fiore previene il frutto
che proclama giustizia
per i giusti e per i poveri.
La terra darà il suo seme,
mi darà un germoglio ammirabile
e questo stabilirà il diritto definitivo sulla terra.
Ascoltate, adesso,
voi che state opprimendo i popoli
e distruggendo l’opera delle vostre mani
e non delle mie, o traviate.
Io manderò come grandine matura
il mio giudizio a misurare le vostre opere
ed i vostri crani non avranno il coraggio
nemmeno di alzare al cielo una supplica,
una preghiera,
ed il vostro pentimento
sarà bocciato dalle milizie e dalle schiere,
che a me stanno sempre innanzi,
molto prima di salire al cielo, inutilmente.
Non tarderà l’acino a maturare,
la vigna ridarà per un tempo il suo frutto
e ne berrete fino a saziarvi e ad inebriarvi,
coricati sulla vostra feccia.
Guai alla spada che non mi appartiene,
guai allo scudo che ne proclama
non la difesa dell’uomo,
guai a tutti coloro
che di questa spada e di questo scudo
hanno fatto la loro dimora costruendo, così,
con sangue innocente, il loro indegno tesoro.
Come il chicco di grano produce vita
e come l’acqua e il vento ravvivano i fiori,
i miei frutti, ebbene:
così avverrà per la mia parola.
Anzi, sta già avvenendo
poiché ho parlato ed essa, ascoltandomi,
si è già compiuta.
Suonate, suonate coi rami
dei più rigogliosi mandorli,
con il fiato delle più belle cerve
una melodia di speranza e di pace
poiché ho come cuore il mio amore
e il mio amore si chiama il mio popolo
ed io lo eleverò a me
poiché da sempre l’ho stabilito
come mia nazione.
Anela, figlia mia,
anela al vento e all’acqua.
Lascia la tua casa
e dimenticati di ogni scempio
e di ogni ingiusta causa,
di ogni indegna lotta.
Io sono qui,
sono qui, nella stanza dell’anima tua,
pronto ad accoglierti.
Lascia che io asciughi le tue lacrime
che hanno ferito la mia passione
e vestiti per me con un bianco abito
poiché ti ho scelto come mia sposa.
Non sarai mai più ripudiata
da alcun uomo,
nessun potere potrà scalfire la tua forza,
la tua bellezza sarà ricordata nei secoli
e la tua sapienza,
la tua sapienza salverà il mondo.
Alza gli occhi mia amata, ecco il cielo:
non sei forse tu la sua città fortificata, la celeste,
la luce che scatenerà il mio ultimo canto
nel giorno della mia vittoria?
(08/03/2022)