La magnifica prosecuzione dell’assolutezza

Domandarci di noi.
Quali sconfinamenti musicali,
audaci,
ove l’incontro
di più generazioni di anime
diventa comunione totale
nel medesimo spirito.
Senza imporre mai
all’armonia che ci veste,
che ci circonda,
un giogo che prema sui respiri,
sulle sonorità del cuore,
noi rechiamo alla pausa il finimento
e all’intervallo
la magnifica prosecuzione dell’assolutezza
con delicate forme di ricerca,
con i lievissimi ascolti vergini
che sono di tra noi.
Già.
Perché siamo l’uno
che occorre al secondo,
l’altro che concorre al tutto.
Affinché possiamo essere,
al di là del sensibile
e ben oltre le consonanze universali,
esattamente liberi di liberare
perfino i nostri nomi
dalle nostre labbra,
la nostra ultima canzone
dalla nostra voce,
per rimanere uniti,
abbracciati nell’eguale
che ci ha desiderato
come sua bevanda di vittoria
nel trono della sua grandezza.
Oh, le altezze!
La soavissima coppa degli amanti.
Questo dovremmo domandarci,
per la perfetta bellezza
che in te non potrà mai mutare
né svanire,
mentre io vivo il fermento dell’immenso
come una nuova creatura
tutta astretta
nell’amplesso immortale della vita
che si va esaltando in noi.

(20/05/2024)