Innumeri passi, non rintracciabili,
calcano le loro immani fatiche
ognuno in ognuna delle mie parole.
E anche la calpestata terra fibrillando ne incide i suoni,
si lascia sfregiare,
lo sottende: l’estraneità non sarà mai nuova per alcuno
così come non tacerà il silenzio, anche il più ben disposto,
nella dimora eletta dal divenire a porpora degli occhi.
Questa è la porta che tintinna, la memoria del volere aperta,
mentre su di me cavalcano gli anni, i più selvaggi,
con l’ieri ed il domani che l’inseguono ad incantata storia.
E a detronizzata epoca.
(15/12/2022)